martedì 24 giugno 2014

Ricerca Espressiva: i Prospetti

Cookin-Sitter_Laboratori di cucina per bambini(...e adulti)

Alla base del complesso del Cooking-sitter c'è l'idea della cucina come strumento educativo, di divertimento e condivisione, utile per i bambini nello sviluppo della propria creatività e nel rispetto di alcune regole. L'idea di base è quella di creare un sistema di babysittering con attività culinarie che impegnino, secondo le capacità della fascia d'atà, bambini e ragazzi dai 2 ai 14 anni, non escludendo l'attività amatoriale o professionale per gli adulti.

Il bang del progetto consiste in un edificio formato con vari pezzi del Meccano i cui nodi sono rappresentati dai collegamenti verticali della struttura situati tutti attorno ai piloni del viadotto.

Al piano terreno dei due blocchi si trovano gli ingressi ai tre laboratori, (diversi per fasce d'età) filtrati da spazi di servizio; da sud si incontra il lab. A per i bambini, il B per i ragazzi e il C nel blocco nord per gli adulti. Tutti e due i blocchi sono serviti da bagni e spogliatoi per i laboratori, e per il personale, ma presentando anche una componente commerciale: nel blocco a sud un negozio di utensili da cucina, nel blocco a nord una libreria con un bar adiacente con cui condivide lo spazio di uno dei due patii di attraversamento presenti nel complesso. L'altro patio si trova nel blocco sud, e costituisce un collegamento diretto fra il Lab B (6-14 anni) e gli orti per i bambini. Di fronte si trova un ristorante su due livelli e, con accesso indipendente dai vari laboratori, troviamo infine la componente "living": una foresteria con piccoli appartamenti al piano superiore, che andrà ad ospitare chef e partecipanti a corsi professionali, mostre o eventi organizzati nella struttura.

Gli aspetti bioclimatici sono trattati da sistemi passivi, come la ventilazione naturale raffrescata dallo specchio d'acqua e da sistemi attivi come quello geotermico che provvede al benessere termoigrometrico dei laboratori dei bambini. Infine un impianto di fitodepurazione depura le acque nere e le riutilizza nello specchio d'acqua della piazza, e un sistema di recupero delle acque meteoriche provvede all'irrigazione degli orti didattici ad est dell'area.











martedì 27 maggio 2014

Programma funzionale: il Cooking-sitter_Laboratori di cucina per bambini (...e adulti)

Alla base del complesso del Cooking-sitter c'è l'idea della cucina come strumento educativo, di divertimento e condivisione, utile per i bambini nello sviluppo della propria creatività e nel rispetto di alcune regole. L'idea di base è perciò quella di creare un sistema di babysittering con attività culinarie che impegnino, secondo le capacità della fascia d'atà, bambini e ragazzi dai 2 ai 14 anni, non escludendo l'attività amatoriale o professionale per gli adulti.

Il bang del progetto consiste in un edificio formato con vari pezzi del Meccano i cui nodi sono rappresentati dai collegamenti verticali della struttura situati tutti attorno ai piloni del viadotto.

Le fasce d'età pensate per soddisfare i diversi bisogni sono le seguenti:
Fascia 1: "I Piccolissimi" - da 1 a 3 anni     con 1 babysitter/3 bambini
Fascia 2: "I Piccoli" - da 3 a 6 anni             con 1 babysitter/5 bambini   
Fascia 3: "I Medi" - da 6 a 10 anni              con 1 babysitter/5 bambini
Fascia 4: "I Ragazzi" - da 10 a 14 anni        con 2 adulti (insegnante e assistente-babysitter)
per i quale sono necessari 3 Laboratori di cucina diversamente attrezzati e disposti:

A- Laboratorio per i Piccoli e i Piccolissimi. Diviso in due settori diversi, visto che i piccolissimi non hai bisogno di tavoli e piani cottura. Per i piccoli invece sono previsti 2 forni da far usare solo agli adulti.

BLaboratorio per i Medi e i Ragazzi. Stesso tavolo da cucina, ma mentre i ragazzi dai 10 ai 14 anni lavoreranno in piedi (come si fa nelle cucine professionali) per i bambini dai 6 ai 10 anni si aggiungeranno semplicemente delle sedie. I piani cottura previsti nel Laboratorio B sono 4 con 1 forno professionale, con i Medi aiutati dalle babysitter e i Ragazzi autosufficienti.

CLaboratorio per gli adulti. Con cucina professionale, 4 o più piani cottura e 1 forno professionale.

L'area scelta è quella del sotto-viadotto di fronte alla chiesa di S. Valentino nella quale ho ritenuto interessante creare un sistema di diagonali parallele che vanno dalla GS all'angolo a sud est dell'area, poichè lungo le vie adiacenti di via Austria e via Belgio si è riscontrato relativamente poco traffico, mentre le zone più intense sono a sud, vicino a via pietro de Coubertin. Lungo questa diagonale quindi si articolano i Laboratori di cucina, nonchè gli accessi principali. Un percorso, inoltre, attraversa fluido l'intero parco circostante entrando e uscendo dai volumi stessi creando un elemento di connessione nel complesso.

Al piano terreno dei due blocchi si trovano gli ingressi ai laboratori, filtrati da spazi di servizio come l'atrio di accoglienza; a nord il lab. A per gli adulti e a sud il B e il C dei bambini e ragazzi. Tutti e due i blocchi sono serviti da bagni e spogliatoio per i laboratori, e per il personale, ma presentando anche una componenete commerciale: nel blocco a sud un mercato biologico e un negozio di utensili da cucina, nel blocco a nord una libreria-punto lettura con un bar adiacente con cui condivide lo spazio di uno dei due patii di attraversamento presenti nel complesso. L'altro si trova nel blocco sud, e costituisce un collegamento diretto fra il Lab B (6-14 anni) e gli orti per i bambini. Al bar del blocco nord corrisponde un ristorante su due livelli in quello sud. Con accesso indipendente dai vari laboratori, troviamo infine la componente "living": una foresteria con piccoli appartamenti al piano superiore, che andrà ad ospitare chef e partecipanti a corsi professionali, mostre o eventi organizzati nella struttura.

Le coperture sono quasi del tutto calpestabili, (solo il 36% resta inutilizzato!) e sono adibite a verde privato delle foresterie (15%), a verde pubblico al di sopra della libreria (9%) e a verde condiviso tra il ristorante e il laboratorio dei più piccoli (40%).

Gli elementi bioclimatici sono vari, dal passivo all'attivo troviamo: un sistema di ventilazione passiva che sfrutta gli influssi benefici di uno specchio d'acqua d'estate e la vegetazione d'inverno, un impinato di fitodepurazione per il recupero delle acque nere, e il recupero dell'acqua in copertura per l'irrigazione degli orti e del giardino circostante e un impianto geotermico a pompe di calore per servire il complesso.







domenica 4 maggio 2014

Partnership al progetto

I partners da me scelti sono:
- Simona Bontà insegnante di cucina e chef a domicilio
- Sandro Masci docente delle scuole del Gambero Rosso di Roma e di Napoli, e dal 2011 è socio co-fondatore della Scuola di Cucina e Pasticceria Les Chefs Blancs a Roma.
http://www.sandromasci.it/profilo.htm
http://www.leschefsblancs.it/

Intervista a Simona Bontà
Simona Bontà si è fatta conoscere del mondo della gastronomia grazie alla sua passione per la cucina orientale (giapponese, cinese, thailandese...), tiene anche corsi di cucina tradizionale e lavora come chef a domicilio per eventi. Il suo percorso professionale inizia cucinando per amici e si evolve nella professione portandola anche su Sky Uno ospite in una trasmissione televisiva per parlare della cucina orientale.

https://www.youtube.com/watch?v=mzeTAQEMMYU

Mi accoglie a casa sua spontanea e socievole dandomi subito del tu; quando le illustro l'idea del mio programma di una scuola di cucina sopratutto per bambini con sistema di babysitteraggio per tutte le età, ne risulta subito entusiasta.

A. Come è nata la tua passione per la cucina?
S."Devo dire che l'ho sempre avuta ma cucinando per amici e trovando consensi la passione si è evoluta e dall'amatoriale ho fatto il salto al professionale, iniziando a cucinare per eventi anche di una certa importanza."

Tu che hai due figli, cosa pensi della cucina come strumento educativo?
"Secondo me l'approccio dei bambini alla cucina è molto educativo e io stessa lo faccio e l'ho sempre fatto con i miei figli (che hanno 6 e 8 anni ndr). Alla loro età più che seguire la ricetta è proprio la manipolazione ad essere importante! Fornirgli uno spazio per potersi spostare da una farina, un'aggiunta di acqua e altre cose per fare il loro 'pastrocchio' l'ho sempre trovato fondamentale."

Può funzionare quindi un sistema di babysitteraggio che impegni i bambini in attività culinarie?
"Secondo me si, io i miei figli li lascerei. In più negli asili nido, quindi parliamo di bambini entro i 3 anni, ormai non si utilizzano più giocattoli classici e fanno giocare i bambini in vasche di plastica pieni di sabbie o con ceci, faggioli e legumi vari. Secondo me è sanissimo.

Oltre a cucinare per eventi e fare la mamma tieni anche corsi di cucina; quante persone accetti di norma per ogni corso?
Se parliamo di adulti siamo sulle quindici persone, per i bambini si potrebbe tenere lo stesso numero se prevedi babysitter a sufficienza, ma lo spazio sarebbe diverso: per motivi evidenti bisognerebbe strutturare il corso non in modo che cucinino sul gas, ma seduti a terra con spazi e strutture apposite.

Parliamo poi di fasce di età e insieme determiniamo quattro fasce ognuna con le sue esigenze, di orario e di capacità e di conseguenza il personale che deve essere a disposizione per seguirli:
Fascia 1: "I Piccolissimi" - da 1 a 3 anni     con 1 babysitter/3 bambini
Fascia 2: "I Piccoli" - da 3 a 6 anni             con 1 babysitter/5 bambini  
Fascia 3: "I Medi" - da 6 a 10 anni              con 1 babysitter/5 bambini
Fascia 4: "I Ragazzi" - da 10 a 14 anni        con 2 adulti (insegnante e assistente-babysitter)

Vediamo quindi che le necessità della scuola sarebbero soddisfatte con tre Laboratori utilizzati dalle varie fascedi età in orari diversi con corsi da 15 persone:
A- Laboratorio per i Piccoli e i Piccolissimi. Diviso in due settori diversi, visto che i piccolissimi non hai bisogno di tavoli e piani cottura. Per i piccoli invece sono previsti 2 forni da far usare solo agli adulti (Simona:"mia madre spesso fa cuocere ai miei figli quello che fanno con acqua e farina, e quando vedono che hanno usato ingredienti veri impazziscono!")

B- Laboratorio per i Medi e i Ragazzi. Stesso tavolo da cucina, ma mentre i ragazzi dai 10 ai 14 anni lavoreranno in piedi (come si fa nelle cucine professionali) per i bambini dai 6 ai 10 anni si aggiungeranno semplicemente delle sedie. I piani cottura previsti nel Laboratorio B sono 4 con 1 forno professionale, con i Medi aiutati dalle babysitter e i Ragazzi autosufficienti.

C- Laboratorio per gli adulti. Con cucina professionale, 4 o più piani cottura e 1 forno professionale.


Dividiamo gli orari dei vari corsi secondo le esigenze delle fasce di età (cosa che mi aiuterà nella gestione del soleggiamento per ogni Laboratorio):
MATTINA:(9:00-13:00)
Corsi professionali per adulti (Lab. C)
Babysitteraggio Piccolissimi (Lab. A)

POMERIGGIO (16:30-19:00)
Babysitteraggio per i Piccoli e/o Piccolissimi (Lab. A)
Corsi per i Medi (Lab. B)

SERA (19:00-21:00)
Corsi amatoriali per adulti (Lab. C)
Corsi per i Ragazzi (Lab. B)


Mi racconta che entro maggio è prevista l'apertura del suo negozio di "mercato + officina" in cui si troveranno prodotti biologici ma anche vendita di prodotti cucinati in un laboratorio 'a vista'. Da qui mi dà l'idea di un settore vicino al laboratorio per i più piccoli nel quale possano scegliere gli ingredienti loro stessi perchè, dice Simona, "a volte non sanno neanche cos'è un pomodoro!"

Ho trovato molto illuminante parlare con una persona professionalmente competente e trovo che questo incontro mi sarà molto utile nel mio sviluppo progettuale.

Tavola di Contesto del Progetto


domenica 6 aprile 2014

Il Bang: Opera House di Utzon Il MIO Bang: I Due Serpenti

In un'Europa distrutta dalla seconda guerra mondiale, si ricercano nuovi valori per la progettazione architettonica. Si inizia da ciò che serve, da ciò che è necessario in quel momento storico: la ricostruzione. L'urbanistica e il decongestionamento dei centri delle città sono argomento di discussione, dalle new towns inglesi che ripropongono le vecchie città-giardino all'INA Casa in Italia. A guidare il tutto, ovviamente, Le Corbusier che si dirige in due direzioni: da una parte gli studi del Modulor in cui riprende l'idea di una proporzionalità rigida, riproponendo la regola aurea, proprio per dare una soluzione che quasi possiamo definire "standardizzata" alla necessità impellente di ricostruzione delle città europee; dall'altro lato, indica una via del tutto differente da quelle già intraprese nella storia dell'urbanistica con la sua 'unità di abitazione'. Non più una città tessuto, con differenti zone per ogni necessità, ma un solo blocco (riproducibile potenzialmente all'infinito) con all'interno oltre alla funzione residenziale, una serie di servizi di prima necessità.
Negli USA, non dovendo farsi carico di una rapida ricostruzione, la ricerca di sposta su caratteri funzionali e formali. Tra tutte, quattro le personalità che indicheranno la via. La prima è ovviamente quella di Wright, la cui architettura organica si muove ora anche in forme curvilinee (una su tutte, il Museo Guggenheim) creando così nuove concezioni di 'spazio'. Come in Wright, la ricerca di Aalto si basa sullo spazio, ma seguendo linee differenti: non si distacca come l'americano dal concetto classico di spazialità, ma attuando una reinterpretazione del tutto personale. L'esempio si trova nei Dormitori del MIT, che eseguirà prima di lasciare l'Europa. Qui, l'andamento dell'edificio sinuoso da un lato e spezzato dall'altro ha la sua ragione di esistere sia in un aspetto funzionale, quanto in quello formale.
Differentemente da loro, Walter Gropius, incanala qualsiasi slancio formale in un preciso e rigoroso asservimento alla funzione (seguendo il principio di Sullivan per cui "la forma segue la funzione" paradossalmente più del suo discepolo Wright). In opposizione a questo principio si scaglia la filosofia di Mies per cui non bisogna far sì che la forma segui la funzione, ma piuttosto che lo spazio sia adatto a qualunque funzione. L'America sarà più propensa ad accettare questo tipo di ideologia, piuttosto che una ricerca continua sull'interazione reciproca tra funzione e forma, forse anche per una sorta di 'pigrizia creativa' che renderà più debole la ricerca architettonica a causa di un adeguamento a quello che sarà lo stile internazionale. Distanziandosi da questa filosofia, Luis Kahn nel secondo dopoguerra, ricerca il vero significato dell'architettura, trovando nella parola "istituzione" la chiave del suo pensiero. Per lui la forma non segue la funzione come era per Sullivan, ma piuttosto il ragionamento che si effettua per la ricerca della soddisfazione di ogni aspetto del programma, è esso stesso il determinante della forma. L'istituzione va oltre la funzione: diventa qualcosa di simbolico, qualcosa di non solo materialmente necessario, ma psicologicamente e moralmente indispensabile.
Tuttavia da questa coesione ci si distacca sempre di più quando, a metà degli anni cinquanta, l'Europa sta uscendo dalla crisi postbellica e le nuove tecnologie della precompressione e del cemento armato aprono nuovi inesplorati orizzonti. Ci si distanzia dal brutalismo di Le Corbusier per approdare a una nuova idea di forma, una forma distaccata dalla funzione e fine a se stessa. Dai grandi ingegneri come Nervi in Italia, a Torroja in Spagna, la forma sembra assumere un significato diverso e non funzionale. Grande sostenitore di questo filone è il finlandese Eero Saarinen, che sostiene fermamente l'idea che ogni progetto debba essere portatore di un'idea, e che ogni volta si debba capire quale sia il modo migliore per risolvere i problemi legati al programma. Un esempio monumentale è il terminal TWA all'aeroporto di NY. Saarinen fu determinante inoltre, nella scelta del progetto vincitore del concorso per l'Auditorium di Sydney: l'Opera House di Jorn Utzon. L'opera da me scelta per la scacchiera è proprio questa, non solo perchè Utzon crea un edificio molto interessante a livello formale, ma soprattutto per come diventò da subito un simbolo in cui si riconosce un intero continente. Sarà una delle opere che aprirà la strada al completo svincolamento della forma dalla funzione, che dopo il rifiuto dell'architettura-simbolo dittatoriale, torna ad essere centro di ricerca progettuale. Come Saarinen Utzon segue l'idea di dover sviluppare modelli organizzativi diversi per ogni opera (o per ogni scala) e non far rientrare i progetti in una concezione rigida di regole già prefissate. Il bang di quest'opera infatti è del tutto formale: risiede nelle vele che creano la copertura delle due sale (la Sala Concerti e quella dell'Opera) e del ristorante che le precede. Questa forma deriva ovviamente anche dal contesto in cui si trova: l'Opera House infatti, è situata nella baia di Sydney e la forma dei gusci di copertura ricorda le vele delle imbarcazioni mosse dai venti.
Questa opera insieme ad altre sue contemporanee determinerà una svolta significativa dell'epoca: il vero 'nuovo inizio' dal dopoguerra tanto che lo stesso Le Corbusier, fondatore dei famosi cinque punti, e quindi sostenitore di una progettazione architettonica legata a rigidi principi, sarà uno dei primi a comprendere che i tempi sono cambiati, che le regole prefissate non possono più soddisfare l'esigenza di liberazione che proprio la guerra aveva portato. La nuova generazione di architetti fà quindi tesoro del vecchio modo di fare architettura, ma sviluppandone una versione propria svincolandosi da rigide regole formali.

L'Opera House di Sydney 
Come già anticipato il Bang dell'opera risiede nelle vele (o gusci) che coprono le due sale e il ristorante. Queste rendono il complesso creato da Utzon una delle opere più riconoscibili della sua epoca; mantenendo questo bang formale invariato le tipologie di edificio che si possono creare sono varie, ruotando, traslando o ribaltando le "protagoniste" dell'opera. Ad esempio, invece che due ambienti coperti da gusci allineati, si può creare un solo ambiente centrico formato dalle vele ruotate a formare una cupola; oppure prolungando la succesisone inserendo altre vele, creando uno spazio-percorso e collegando quelli che erano due ambienti a formare un'unica U.



Le nuove forme...




Il mio Bang: "I Due Serpenti"
Scelta l'area 23 al di sotto del viadotto, è chiaro come il contesto determini necessariamente il Bang del mio progetto: due serpenti che si snodano, con le loro diverse funzioni, fra i piloni del viadotto prendendo vita da una piazza centrale.



lunedì 24 marzo 2014

Terza consegna: Studio delle ombre nell'area e tipologie di distribuzione del progetto




Per lo studio delle ombre nella mia area ho realizzato un piccolo plastico 1:500 che mi ha permesso di vedere come gli edifici del contesto intervengano ben poco nell'ombreggiatura dell'area (numero 23), che è invece influenzata dalla vegetazione presente ai margini e ovviamente dal viadotto soprastante. Esso ha inclinazione circa N-S quindi la gestione delle funzioni sottostanti può essere alternata ad est o ad ovest a seconda che si voglia un'illuminazione naturale al mattimo o al pomeriggio (cosa che avrà un'importanza fondamentale nel mio programma).
Ho studiato alcune "morfologie tipo"per al distribuzione degli spazi del mio progetto; ciò su cui mi sono concentrata è stato l'alternarsi di due bracci distinti, ma partecipi di un unico sistema, a nord e a sud di un'area/piazza centrale da cui si accede da entrambi i lati dell'area(E-O). Queste due parti si snodano tra i piloni del viadotto prendendo luce alternativamente da est e ovest.
C'è anche la possibilità di creare spazi disposti lungo un'unica direzione N-S, che seguendo il viadotto stesso prendono luce essenzialmente dal foro centrale delle sue corsie.